martedì 15 febbraio 2011

Nostalgia del -mal d'Africa-.

Nella pagina della "Cultura" del giornale La Sicilia di domenica 13 Febbraio 2011 é stato pubblicato il seguente articolo di Walter Guttadauria

Il libro di ricordi di Nino Lacagnina "Nostalgia del -mal d'Africa-".

Sull’onda dei ricordi e delle nostalgie, rivivendo quel che è proprio di chi si distacca dalla magia di quel continente. Così Nino Lacagnina, poeta e scultore che in Africa c’è nato e vissuto fino alla fanciullezza, si ripresenta al cospetto dei suoi ricordi con un libro dedicato alla sua città natale, cioè -Tripoli la bianca sposa del Mediterraneo- per come l’ha definita nel titolo dell'opera. Si tratta di un libro molto particolare, perché bilingue: infatti, al testo italiano che occupa la prima metà del volume, segue quello arabo, che leggendosi da destra a sinistra comincia praticamente dalle ultime pagine per - incontrarsi- con la lingua italiana al centro del libro laddove foto di gioventù e di quella città fanno da nostalgico e al contempo particolare spartiacque grafico. Il volume (pubblicato dalla Betania Editrice), è stato tradotto per la parte araba da Mina Rida, e sarà presentato il 16 Febbraio alle ore 17,30 nella biblioteca comunale - Luciano Scarabeli- nel novero degli incontri con l’autore. Interverrà quale relatore Calogero Pulvino che ha curato la prefazione, assieme ad Emanuele Zuppardo curatore della casa Editrice Betania, Rossana Manganaro come conduttrice, Candido Di Carlo dicitore, la giornalista Rosetta Bonomo e il presidente del Centro culturale -Salvatore Zuppardo- di Gela Andrea Cassisi. Nino Lacagnina è noto per la sua attività di scultore e per avere già pubblicato raccolte di poesie e romanzi. Con questo libro salda, adesso, un debito con la sua memoria, riportandoci nella Libia dell’ultima guerra (lui è nato a Tripoli nel 1940) e ricorda le tante vicissitudini relative alla presenza degli italiani prima e dopo la fine del conflitto, ma seguendo puntigliosamente le sorti fino all’avvento di Gheddafi e, quindi, ai più recenti accordi libico-italiani. Ne viene fuori un quadro rivisto attraverso gli occhi di un fanciullo, che a Tripoli rimane fino al 1950 dopo un parentesi trascorsa in Italia dal 1942 al1945, e quindi nel pieno marasma della guerra. Oggi l’autore ricorda "La bianca sposa del Mediterraneo come un magnifico miraggio, un sogno infantile illuminato da un sole africano che faceva splendere una magnifica città tutta bianca lambita a nord dal suo azzurro mare e a sud dalle rosse dune che le fanno corona". Lacagnina, nel reimmergersi nella memoria di quegli anni, di quell’ambiente e delle vicende che coinvolsero la sua famiglia, puntualmente descritte, coglie l’occasione per tracciare un profilo storico di quell’angolo d’Africa, citando fatti e personaggi, inframmezzando versi di poesia, mentre rimane vivo il ricordo di forti esperienze, come quelle legate, ad esempio, al ritorno a Tripoli caduta in mano britannica. Per essere rientrati clandestinamente in quella terra, la famiglia subì anche un processo da parte degli inglesi invasori. Poi, come detto, la decisione del padre di rientrare definitivamente in Italia nel 1950. Scrive Pulvino in prefazione: Nino Lacagnina tesse di lacrime l’espatrio da una Libia che sente ancora terra sua. Nel descrivere le avventure con la spontaneità di una cronaca semplice, pur nella violenza di un travaglio interiore che le sopraffazioni di una guerra persa comportano



sabato 12 febbraio 2011

Piccola Dea


Piccola Dea

Nicuzza mia,

dolce bimba,

quanto sei bella!

Da anni mi guardi,

dal piano della mia scrivania,

con quegl’ occhioni dolci

il nasino in su

e il tondo del viso

racchiuso nelle mie mani,

per dirmi quotidianamente:

tu mi hai fatta così

come voleva colei

che già m’amava

dal primo momento

in cui mi desiderò.

Il mio viso plasmasti

con dolcezza e amore

con l’informe argilla

per poi farlo immortalare

nel bruno bronzo

della fucina.

Da allora son qui

davanti a te

come una piccola dea immortale

per ricordarti

e ricordare ai posteri

che sono figlia dell’amore.

Nino Lacagnina